Robot, cobot e l’innovazione pervasiva

Nuovi scenari di innovazione per il sistema produttivo italiano e risvolti assicurativi

Una platea attenta, un ospite d’eccezione e tante domande per comprendere meglio gli scenari che l’innovazione apre nel mondo assicurativo.

È iniziato così il primo appuntamento di Insurance Garden, la rassegna di eventi a cadenza trimestrale con cui Adenes Italia intende accompagnare il mercato nell’esplorare le sfide attuali e ispirare una riflessione, fornendo spunti innovativi per contribuire a disegnare insieme l’assicurazione del presente e del futuro. Titolo dell’evento? ‘Robot, Cobot e l’innovazione pervasiva. Nuovi scenari di innovazione per il sistema produttivo italiano e risvolti assicurativi’.

Speaker d’eccezione

Ospite dell’evento inaugurale, che si è tenuto il 28 maggio presso la sala Giardino nella sede di Adenes Italia, è stato Stefano Linari, ingegnere nucleare, ricercatore del Cern e team leader di un esperimento sul Bosone di Higgs che ha meritato il premio Nobel nel 2013, inventore di nove brevetti e anche “imprenditore seriale”, come si definisce lui stesso, avendo fondato aziende (Alleantia, IProd, Linari Nanotech e Linari Medical) che spaziano dall’IoT industriale, la gestione di imprese manifatturiere, fino allo sviluppo di nanomateriali e la telemedicina.

Il supporto dei periti esperti di Adenes Italia

Di fronte a una platea composta da compagnie assicurative, broker, agenti e periti, Linari ha presentato i cambiamenti, non futuri ma già attuali, della produzione industriale, di fronte ai quali il mondo assicurativo è chiamato a interrogarsi sull’opportuna protezione del rischio, con risvolti assuntivi del tutto nuovi. Su questo aspetto è stato coadiuvato dai periti esperti di Adenes Italia: Francesco Cincotti, Senior loss adjuster di Vering Italia, Giovanni Zanotti, Risk assessor di Action, e Fabrizio Magnani, Senior loss adjuster di C&P.

A introdurre lo speach, oltre a Pepe Moder – giornalista di Radio24 e partner di Imaginars, che ha moderato l’evento -, è intervenuta Elisabetta Pinciroli, a. d. di Adenes Italia, per ricordare come la sala Giardino sia nata come “spazio di lavoro, di svago, ma anche di incontro e condivisione di cultura e di bellezza. In questo contesto si inserisce perfettamente il ciclo di incontri Insurance Garden, dove possiamo condividere le sfide della cultura assicurativa tra tutti gli attori del mercato. Se usciremo di qui con delle idee in testa, potremo davvero dire di avere fatto ‘cultura’”.

Per rimanere nel campo culturale, l’evento è stato accompagnato da un sottofondo musicale, grazie a un giovanissimo pianista che ha suonato il pianoforte a coda che impreziosisce la Sala Giardino.

Come cambia la produzione industriale

Per introdurre il tema dell’incontro Linari ha citato alcune percentuali: “Circa il 50% delle imprese manifatturiere italiane usa un software di controllo e gestione, sempre più spesso in cloud. Mentre l’IoT, ovvero l’interconnessione, è stata attuata da circa il 60% delle aziende per accedere a Industria 4.0”. È entrato poi nel cuore della questione: “La presenza dei robot nelle fabbriche è da anni una realtà. Lavorano in autonomia all’interno dei loro recinti secondo una precisa programmazione da parte di un tecnico. Invece i cobot, robot collaborativi, sono concepiti per interagire fisicamente con l’uomo in uno spazio di lavoro condiviso e la loro presenza è ormai realtà in molte aziende. Capite bene che lo scenario di rischio muta radicalmente quando una macchina lavora a stretto contatto con l’uomo. Per esempio: per un difetto di programmazione, o per altri motivi, un cobot che effettua saldature accanto a un operaio potrebbe ferirlo, ustionarlo… se gestisce sostanze chimiche queste potrebbero sversarsi…”.

Addestramento e guida autonoma

Non è finita. Linari si addentra ancora di più nel tema: “Ci sono imprese, come Amazon, dove la logistica è gestita da cobot, che si aggirano autonomamente per il magazzino spostando pesi e trasportando prodotti”. E si concentra poi sulla programmazione dei cobot: “Possono essere ‘addestrati’ da chiunque, senza lasciare tracce, perciò a chi si potrà attribuire l’eventuale difettosità dei movimenti? Alla programmazione iniziale, a chi lo ha addestrato?” E da subito si comprende che tali innovazioni hanno un inevitabile risvolto assicurativo.

Industria 4.0: automazione ovunque

L’automazione pervade i macchinari citati, ma non solo. Prosegue infatti Linari: “Tutto oggi è automatizzato per supportare l’operatore. Dietro a ogni display, infatti, c’è un software. Per ridurre i costi di acquisto oggi le imprese stanno trasferendo i software nel cloud. Ciò può sicuramente aumentare la ‘superficie’ di rischio, che ormai non è più confinata all’interno della fabbrica, e anche la tipologia dei rischi. Per scongiurare, ad esempio, l’interruzione di attività, occorre ora prendere in considerazione anche l’infrastruttura di rete in termini di affidabilità, ridondanza, velocità, sicurezza. I cyber risk, che a questo punto possono bloccare completamente una fabbrica, sono ormai dietro l’angolo”.

Prodotti iper connessi: di chi è la responsabilità?

La platea si fa sempre più attenta. Al fascino per le innovazioni descritte si associa ora un sottile disagio nel comprendere i numerosi risvolti assicurativi. Una domanda sorge allora spontanea e impellente, e Linari se ne fa portavoce ribadendola: “I nuovi prodotti industriali, sempre più semplici da programmare, la cui gestione software è ospitata fuori dalla macchina stessa, rendono più difficile indentificare le responsabilità in caso di malfunzionamento. Chi può essere ritenuto responsabile? Il software, la rete (pubblica o privata che sia), il server, il cloud provider, oppure chi ha progettato la macchina?”.

Attenzione allo scambio dei dati

Linari aggiunge un altro importante risvolto. Nella fabbrica 4.0, in quella che lavora sull’IoT, nei nuovi modelli di business ‘as a service’, lo scambio di dati attraverso il cloud è imprescindibile, e anche lì può insinuarsi il virus che porta al guasto delle macchine. Esiste una copertura per questi rischi? “Se da un lato la normativa non è ancora definita in questo ambito, ci sono però casi virtuosi a cui ci si può ispirare per certificare lo scambio dati”.

Risvolti assicurativi: cyber risk e la scatola nera

Terminato l’intervento di Linari, è stato compito dei periti esperti di Adenes Italia approfondire i temi assicurativi correlati.

Ha iniziato Francesco Cincotti, Senior loss adjuster di Vering Italia, con l’aspetto forse più complesso e statisticamente più destinato a manifestarsi: l’attacco cyber. “La sottoscrizione di una polizza cyber”, ha esordito Cincotti, “prevede la compilazione di un questionario, che rappresenta la base di partenza per il perito in caso di sinistro. Già oggi esso è davvero complesso da redigere; pensiamo a quanto può diventare ancora più complicato tenendo conto di ciò che ha spiegato Stefano Linari. È chiaro infatti che la superficie di attacco di una minaccia cyber si espande di molto, così come il perimetro di analisi di un semplice guasto”. Cincotti si è spinto anche oltre: “A mio parere il cyber non è materia trasferibile al mercato assicurativo, se non per i danni. Meglio affidarsi alle ‘scatole nere’ (controllo sicurezza dell’ambiente informatico) al posto del questionario della polizza; infine, diventa a questo punto imperativo sviluppare e diffondere in modo professionale ed efficace la copertura dei danni da business interruption, rischio ancora molto sottovalutato nel nostro Paese, ma che invece può far fallire le imprese”.

RC prodotti: la questione si complica

Cincotti ha proseguito descrivendo il possibile scenario che coinvolge la responsabilità civile prodotti: “Il fatto che oggi i prodotti siano realizzati in più parti, costruite da più fornitori, che avanza il ‘pay per use’, che la produzione è in parte trasferita nel cloud, ci fa capire che diventa sempre più complesso definire la responsabilità civile”.

Ma l’innovazione descritta da Linari ha anche risvolti positivi: “La tracciabilità del funzionamento delle macchine e dei prodotti consente al perito di scoprire in modo sempre più puntuale dove il problema si è verificato. Inoltre, e questo dovrebbe far gioire gli assicuratori, grazie alla tecnologia il controllo qualità diventa sempre più efficiente ed efficace”.

Opportunità per le assicurazioni

Anche Giovanni Zanotti, Risk assessor di Action, si è dapprima concentrato sulle opportunità che l’innovazione genera per il comparto assicurativo: per le imprese di produzione infatti essa porta a un aumento di efficienza e flessibilità dei processi, a una migliore conoscenza dei propri sistemi, quindi a un migliore utilizzo dei propri asset e a una minore possibilità di difettosità dei prodotti. “Di contro” ha proseguito Zanotti “ci troviamo di fronte a nuove complessità: complicata interconnessione tra processi, possibile vulnerabilità delle infrastrutture, difficile protezione dei dati, elevati potenziali di business interruption e da lì una problematica allocazione delle responsabilità in caso di incidente”.

Insomma, da un lato l’innovazione non fa che bene, ma emergono anche delle problematiche: “Grazie ai cobot la probabilità di accadimento di un danno diminuisce ma, per certi aspetti, potrebbe aumentarne la magnitudo in ambito property. Un macchinario evoluto vale di più, se si rompe il danno economico sarà maggiore, non sappiamo cosa comporterà in termini di continuità aziendale e di business interruption. In questo ambito rimane un’incognita, perché non possiamo basarci sulla storicità degli accadimenti precedenti. Occorre per ora puntare sulla manutenzione programmata e predittiva, che però la maggior parte delle aziende non applica”.

I rischi del cobot come “animale da compagnia”

Fabrizio Magnani si è concentrato sul tema R.C.O: “Se il robot industriale tradizionale rimane confinato, come un leone nella sua gabbia in uno zoo, il cobot interagisce con gli umani, esattamente come fa un animale da compagnia” ha esordito il Senior loss adjuster di C&P. “Stando accanto a esso l’operatore è soggetto a rischi da valutarsi opportunamente.

Probabilmente gli eventi dannosi R.C.O. aumenteranno di frequenza ma è altresì probabile che diminuiranno di magnitudo grazie a sensori, velocità ridotte e carichi inferiori rispetto appunto ai robot tradizionali”.

E là dove si produce un danno dove vanno ricercate le responsabilità? “Si tratta di analisi da condursi avendo ben chiaro il quadro normativo nonché le peculiarità di questi dispositivi” ha concluso Magnani.

Dialogo aperto

A partire da tutti gli interrogativi posti, che hanno contribuito ad ampliare ulteriormente il già vasto campo di interesse tratteggiato da Stefano Linari, si è sviluppato un interessante dibattito tra il pubblico e i relatori, durante il quale si è potuto comprendere che, se da un lato si aprono molte opportunità per il mercato assicurativo, dall’altro tutti gli attori della filiera sono chiamati a farsi trovare pronti per affrontarlo. Al momento il gap da coprire tra l’innovazione che già pervade le nostre imprese e l’assunzione dei relativi rischi è ampio. Il primo Insurance Garden ci ha permesso di scoprirlo e prenderne atto e, speriamo, ha generato anche qualche idea. Ora sta a tutti noi cogliere questa opportunità e valutarne correttamente i rischi.

Un incontro tutto da ascoltare

Potremo ascoltare l’incontro e comprendere così le implicazioni che i cobot e l’innovazione portano nelle fabbriche in termini assicurativi grazie alla pubblicazione di una serie di podcast che troverete nelle principali piattaforme. Stay tuned!

adenesitalia.com

Un piccolo foro può cambiare tutto

Un buco di pochi centimetri, tra mille indizi in uno scenario devastato da un incendio, è sufficiente a cambiare le sorti di un sinistro. È quello che è accaduto ad Augusto Locati di Vering Italia, perito da oltre 30 anni, in occasione di uno dei tanti sinistri di cui si è occupato.

Si tratta di un incarico relativo a un’azienda produttrice di pezzi di polistirolo per il settore edile: “Come sappiamo, il polistirolo è un ottimo combustibile” spiega Augusto. E così un giorno l’intero magazzino va a fuoco. “Per domare l’incendio i vigili del fuoco hanno dovuto abbattere tutto perciò, quando siamo arrivati noi, ci siamo trovati davanti a un mucchio di macerie. Impossibile indagare. Perciò abbiamo optato per una ricerca documentale”, tanto più che le forze dell’ordine avevano stabilito che le cause fossero accidentali. La compagnia assicurativa, però, chiede di approfondire l’indagine con l’ausilio di due fire investigator, “che si sono presentati con i cani addestrati per fiutare gli idrocarburi” prosegue Augusto. “I labrador si intrufolano tra le macerie e, a un certo punto, uno dei due inizia a scavare in un punto. Facciamo perciò arrivare una ruspa la quale, sollevata una trave, fa venire alla luce il serbatoio del carburante di uno degli autocarri usati in quella azienda e ridotto ormai al solo scheletro. Analizzando il serbatoio abbiamo trovato un buco, che non poteva essersi prodotto in modo accidentale”. Come mai? “Era un foro netto, nell’angolo inferiore esterno, di forma quadrata”.

Questa scoperta ha fatto sì che decidessero di riaprire le indagini sulle cause, quando invece sembrava tutto limpido e risolto: “I vigili del fuoco sono tornati sul posto e hanno riscostruito quanto poteva essere accaduto, picconando il serbatoio. Il risultato è stato identico al foro che abbiamo trovato”. A quel punto la conclusione non poteva che essere univoca: “Tutti hanno concordato che c’era stata un’azione dolosa ad opera di terzi. La compagnia ha così potuto applicare la franchigia e lo scoperto previsti per l’incendio doloso”. Si è trovato il colpevole? “Di fronte alla certezza dell’azione di terzi il contraente di polizza ci ha rivelato che poco tempo prima un operaio era stato licenziato in malo modo. Però, anche dopo una serie di intercettazioni, non si è mai scoperto l’autore del fatto” conclude Augusto.

Un indennizzo ridimensionato

A volte un indennizzo che si presenta all’inizio esorbitante recupera la sua ragionevolezza grazie alle indagini del perito, che in queste occasioni mette in gioco tutte le sue conoscenze e una grande pazienza, attenzione, capacità di analisi, per non trascurare alcun minimo dettaglio ed effettuare il giusto discernimento.

Sinistro su polizza trasporti

La storia che raccontiamo riguarda un sinistro aperto su una polizza trasporti terrestri e gestito da Giampaolo Vering Italia, perito da 35 anni.

L’assicurato era un produttore di prosciutto crudo, il sui procacciatore, recentemente arrivato, aveva procurato una serie di ordini, soprattutto nel Sud Italia, evasi tramite il consueto trasportatore, e con regolare emissione di fattura, ma anche attraverso trasportatori locali consigliati dal procacciatore stesso.

Dopo sei mesi di questo ménage l’assicurato, non molto esperto dal punto di vista amministrativo, si accorge che erano state pagate solo il 10% delle fatture emesse. Inizia a insospettirsi, ma nel frattempo continua a ricevere ordini e a evaderli. Avverte della situazione il procacciatore, il quale riesce a recuperare il pagamento di altre fatture ma subito dopo, all’improvviso, scompare.

A questo punto, avendo una polizza trasporti, l’assicuratore apre un sinistro, perché nel contratto era prevista l’appropriazione indebita.

Danno da 20 mila euro o da 1 milione?

Quando Giampaolo, il perito, riceve l’incarico degli accertamenti, non ha ancora chiara contezza delle dimensioni del fatto, se non la riserva, che è stata inizialmente stanziata per 20 mila euro. “Mi reco presso l’assicurato e mi viene messo a disposizione un intero faldone, dove sono archiviati documenti di trasporto, fatture e, insieme, una querela contro ignoti. Controllando, scopro che la somma di tutte le operazioni arriva a 1 milione di euro. Altro che la riserva di 20 mila euro!” spiega Giampaolo.

“Avverto subito la compagnia. Sia io, sia il liquidatore, ‘subodoriamo’ che qualcosa non va: come poteva, infatti, il produttore non essersi reso conto che gli mancava 1 milione di euro? All’epoca non sapevamo ancora nulla del ruolo del procacciatore, e dalle informazioni che avevo reperito sulla capacità produttiva dell’assicurato, i conti tornavano. Così allertiamo il servizio antifrode della compagnia, che chiede di effettuare alcuni accertamenti fiscali.

Terminata la raccolta documentale, ci siamo concentrati sulla verifica della documentazione a supporto della querela. Analizzando gli ordini, l’uscita dal magazzino, i documenti di trasporto e le fatture scopro che le spedizioni erano circa 200. Avevamo chiesto non solo il documento di trasporto emesso dall’assicurato e consegnato al trasportatore, ma anche la copia con la firma del destinatario e poi restituita al mittente, oltre al contratto tra i due”.

Gli accertamenti sono durati 6 mesi, tanti erano i documenti da controllare.

Togliamo “i rumori di fondo”

All’interno dell’esposto querela, “considerato da noi come richiesta risarcitoria, abbiamo scoperto e catalogato diverse casistiche, una sola delle quali poteva rientrare nella polizza trasporti come appropriazione indebita. Si trattava di una mole consistente di documenti relativa a prodotti consegnati ma senza documento di trasporto controfirmato. Insieme a essi si trovava una serie di raccomandate restituite al destinatario/assicurato, dove il postino aveva scritto che l’indirizzo era inesistente

Perciò li abbiamo analizzati approfonditamente e siamo arrivati a stimare un danno di circa 300 mila euro, che poi si è ridotto ulteriormente, perché per ogni spedizione abbiamo applicato la franchigia contrattuale. Siamo pertanto arrivati a un netto di 200 mila euro circa potenzialmente riconducibile alla specifica garanzia”.

La storia raccontata da Giampaolo dimostra come un sinistro milionario possa ridimensionarsi molto, con le giuste analisi.

Allo stesso tempo ci fa capire che un caso apparentemente semplice, su una polizza trasporti, può invece comportare lunghi mesi di ricerche approfondite per togliere i “rumori di fondo” e arrivare alla giusta quantificazione del danno.

Convegno Adenes Italia

Eventi atmosferici estremi ad alto impatto organizzativo: i modelli per la gestione dei sinistri in Italia e in Europa
La gestione di questi fenomeni, sempre più numerosi e più violenti anche nel nostro Paese, richiede un approccio corale di prevenzione dei rischi, ma soprattutto nuove competenze tecniche e sinergie gestionali che, almeno in questo momento, mancano. Nel convegno internazionale organizzato da Adenes Italia una riflessione per trovare una soluzione comune.

378 eventi meteorologici estremi (+22% rispetto al 2022), 16 miliardi di euro di danni alle aree colpite e 31 persone decedute. Sono questi, in sintesi, i numeri che descrivono la situazione del nostro Paese (dati Osservatorio Città Clima di Legambiente).

La scorsa estate la nostra Penisola è stata colpita da un susseguirsi di episodi catastrofali e da eventi naturali di eccezionale portata, primo accenno di quella che potrebbe essere una nuova normalità dovuta ai mutamenti climatici in corso.

Le aree più colpite da questi fenomeni estremi sono state il Nord Italia con 210 eventi, seguita dal Centro (98) e dal Sud (70). Sono aumentati alluvioni ed esondazioni fluviali (+170% rispetto al 2022), le temperature record nelle aree urbane (+150%), le frane da piogge intense (+64%), le mareggiate (+44%), i danni da grandinate (+34,5%), e gli allagamenti (+12,4%).

Da fine 2024 scatterà, inoltre, l’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali: cosa cambierà? Tra meno di un anno, tutte le imprese italiane e quelle internazionali con una stabile organizzazione nel nostro Paese dovranno stipulare una copertura assicurativa sui danni causati da eventi naturali (alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni) a terreni e fabbricati, impianti, macchinari, attrezzatture industriali e commerciali.

“Gli eventi naturali dello scorso luglio, ancor più di quelli catastrofali – dichiara Elisabetta Pinciroli, presidente di Adenes Italia, la holding del maggiore gruppo peritale e di servizi assicurativi in Italia – al di là degli aspetti finanziari, hanno evidenziato significative sfide operative nel mercato assicurativo a tutti i livelli, in termini di efficacia dei processi di gestione dei sinistri, rispetto alle aspettative di assicurati e clienti. È essenziale affrontare queste problematiche in maniera efficace per evitare ripercussioni future, tenendo conto anche che tali fenomeni saranno purtroppo sempre più frequenti e di sempre maggiore portata. Vogliamo contribuire a una riflessione sugli aspetti organizzativi peculiari per la gestione dei sinistri legati a questi eventi e sull’impatto che essi hanno sul profilo reputazionale del mercato. È importante che ci si fermi per un momento di riflessione guardando anche alle esperienze organizzative in essere in Paesi che hanno dovuto affrontare questa sfida prima di noi (Francia, Germania e Olanda in particolare). Possiamo prendere spunto da chi ha già sperimentato delle soluzioni: ora è il momento di agire. Ci auguriamo che il dibattito di questi mesi innescato dai nuovi provvedimenti legislativi possa aumentare la consapevolezza di tutti, aziende e cittadini”.

Secondo le stime dell’ANIA, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, nel 2021 solo il 5% delle microimprese italiane (0-9 dipendenti) aveva una copertura assicurativa contro le calamità naturali. La copertura assicurativa si attesta al 55% per le piccole imprese, al 67% per le medie e al 78% per le grandi che, però, sono solo l’1% del totale.

Se guardiamo alle abitazioni private, poi, il quadro non cambia: nell’ultimo anno circa 5 milioni di italiani hanno subito danni, causati da calamità naturali o dal maltempo, alla propria abitazione, ma solo 1 su 3 aveva una polizza assicurativa a tutela dell’immobile. In un Paese come il nostro caratterizzato da infrastrutture e patrimonio edilizio sempre più vecchi e da una crescita costante dei livelli di urbanizzazione in zone esposte al rischio, non possiamo far altro che abituarci ad affrontare disastri metereologici che, solo fino a qualche anno fa, non erano assolutamente prevedibili e che rendono sempre più indispensabile un approccio proattivo e corale per la gestione dei sinistri volto al contenimento dei danni economici e reputazionali.

“Mentre aumentano i danni causati dal cambiamento climatico – precisa Umberto Guidoni, co-direttore generale di ANIA – l’Italia continua a registrare un evidente gap di protezione. È necessario, dunque, individuare un sistema efficace di protezione del Paese. Per questo abbiamo accolto con estremo favore l’introduzione, nell’ambito della Legge di Bilancio 2024, della previsione di un obbligo assicurativo per le coperture cat nat (alluvione e terremoto, frane) per le imprese. Questa norma rappresenta un primo passo concreto e tangibile verso due obiettivi primari per il settore assicurativo: la maggiore protezione del Paese e la gestione più efficiente delle risorse, a beneficio della collettività. Con l’obbligo assicurativo, inoltre, il rischio viene distribuito su tutto il territorio nazionale con un effetto positivo anche sui premi assicurativi. Il nostro auspicio è che interventi analoghi possano essere previsti anche per le abitazioni civili”.

La gestione di questi eventi è anche questione di competenze. Organizzazione, preparazione e tempestività sono i pilastri su cui si basa una corretta ed efficace gestione e valutazione dei danni, ma essere pronti a gestire le emergenze e avere a disposizione risorse adeguate non è sufficiente. “L’intensificarsi della gravità degli eventi naturali – aggiunge Elisabetta Pinciroli – ha acuito un altro problema che, nel prossimo futuro, dovrà necessariamente trovare una soluzione. In questo momento c’è una vera carenza di professionisti specializzati nell’attività di valutazione dei danni. Io credo che tale situazione dipenda dal fatto che questa professione, nel corso del tempo, ha perso il suo appeal perché poco conosciuta e poco remunerata rispetto ad altri settori del mercato del lavoro e noi, come attori coinvolti, dovremmo impegnarci sempre di più per far capire quanto queste figure, in realtà, siano fondamentali per un reale servizio all’assicurato”.

Un grande aiuto può sicuramente arrivare dalla tecnologia, in fase di monitoraggio, di raccolta delle denunce e nella gestione degli accertamenti peritali. Molte imprese assicurative, in Europa, hanno iniziato a sviluppare dei tool che consentono di analizzare i fenomeni metereologici, li mappano e li incrociano con i dati di portafoglio. In alcuni casi le prime simulazioni sono disponibili anche a partire da una settimana prima dell’evento; si può quindi avere in anticipo una ipotesi della portata dell’evento in termini numerici e di esposizione finanziaria. Queste informazioni permettono la messa in atto di azioni di prevenzione e mitigazione del danno attraverso semplici messaggi agli assicurati. La denuncia attraverso i canali digitali, oltre a ridurre il picco di lavoro degli addetti all’apertura dei sinistri, permette di migliorare la qualità dei dati disponibili e, di conseguenza, di ottimizzare l’approccio alla valutazione del danno guadagnando in reattività ed efficienza.

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Adenes Italia è il principale Gruppo di servizi per il mondo assicurativo nel nostro Paese; attore globale e multispecialistico, interviene prima, durante e dopo il verificarsi di un sinistro per offrire il migliore supporto possibile. Nasce dal fortunato incontro di organizzazioni consolidate quali Saint Roch e Groupe Adenes. In un ambito in forte evoluzione, offre risposte specifiche alle differenti esigenze del mercato attraverso un’offerta globale e responsabile, un approccio agile e innovativo, proiettato nel futuro e vicino ai clienti. L’intera gamma dei servizi intorno al danno è organizzata in aziende specializzate per un’offerta agile, integrata e fortemente tecnica. Fanno parte del Gruppo Adenes Italia sei aziende operative: Action srl, A&A srl , C&P srl, Experta srl, TPA&A srl, Vering Italia srl. La medesima attenzione al cliente, un’unica visione del mercato, la stessa propensione all’innovazione continua e la stessa spinta alla digitalizzazione del lavoro.

Dai sinistri tutti possono imparare

L’esperienza fatta durante un sinistro insegna a tutti gli attori coinvolti nella sua gestione, i quali acquisiscono un’esperienza che in molti casi serve ad evitare altri danni.

È il caso di un evento avvenuto in Calabria in un parco eolico a una delle pale. Del sinistro, valutato per 1,5 milioni di euro, si è occupato Maurizio Gnoni di Vering Italia, perito con 30 anni di esperienza.

L’evento

Cosa è accaduto? “Durante il funzionamento dell’impianto, dal corpo del motore si sono alzate delle fiamme che hanno incendiato tutta la turbina, la navicella e anche le tre pale” premette Maurizio. “Il proprietario ha aperto il sinistro su una polizza RC prodotti e noi siamo stati chiamati come periti del costruttore dell’impianto. Il sospetto infatti era che ci fosse un problema nel prodotto”.

Difficile accertare il danno

Insieme a Maurizio sono stati convocati dal produttore e dal proprietario anche due fire investigator.

Il primo problema che si è presentato è stato: come accertare il danno se il bene colpito, grande più di un container, si trova a 60 metri di altezza? “La navicella doveva essere smontata e portata a terra, ma abbiamo dovuto aspettare finché si sono create le condizioni meteo idonee per piazzare una gru alta quanto l’impianto ed effettuare lo smontaggio. Una volta che la navicella è arrivata a terra, siamo entrati e abbiamo iniziato la ricerca della causa all’origine dell’incendio. Ero abbastanza pessimista, perché il pezzo era distrutto e non c’era quasi più niente” prosegue Maurizio. “Però, smontando il generatore, abbiamo scoperto che si era formato un arco elettrico, dovuto verosimilmente a una mancanza di manutenzione: i pattini infatti si usurano, e nel nostro caso erano usurati, allentati e si sono staccati dal corpo rotante generando, per l’appunto, un arco elettrico, la vera causa dell’incendio”. E qui sembrava concluso il compito del perito.

L’esperienza insegna

“In realtà, sei mesi dopo ci è stato affidato un incarico identico nello stesso parco eolico. Forti dell’esperienza precedente, questa volta siamo partiti direttamente dal generatore per scoprire la causa, impiegando molto meno tempo, perché il motivo del danno era il medesimo del caso precedente. Abbiamo imparato dall’esperienza già fatta” aggiunge Maurizio, “ma non solo noi: dopo questo secondo evento il proprietario del parco eolico, su nostro consiglio, ha avviato una campagna di manutenzione su tutti gli impianti del parco eolico, scongiurando in tal modo ulteriori sinistri dovuti allo stesso problema”. E così, anche il proprietario ha imparato qualcosa dal danno subìto, con l’intento di evitare nuovi sinistri.

Stime da milioni di euro

Chiara Demino e Corrado Viazzi sul luogo dell’incendio

Vering Italia si occupa di danni complessi, anche a livello internazionale.

Attualmente, tra i sinistri più importanti che l’azienda gestisce, ce n’è proprio uno in terra straniera. Lo raccontano Chiara Demino, responsabile corporate e international, e Corrado Viazzi, senior loss adjuster.

“L’assicuratore è italiano, così come l’assicurato, un’azienda che ha un’unità di produzione di bobine di cartone nel Nord della Francia. Il sinistro è del marzo del 2022. Si è trattato di un incendio che in pochi minuti ha devastato completamente il fabbricato” spiega Corrado. Trattandosi di carta, sarebbe naturale aspettarsi un effetto simile. “In realtà il cartone compresso in bobine brucia lentamente. Malgrado ciò, in poche ore la fabbrica è stata devastata, coinvolgendo almeno tre capannoni. Grazie alla fire investigation è stato appurato che non si tratta di un incendio doloso. Probabilmente la causa è rintracciabile in un arco elettrico all’interno di una pressa per la gestione dei rifiuti del cartone stesso”.

I danni hanno riguardato i fabbricati, i macchinari usati per la produzione e le materie prime (bobine e carta prodotta). “Bisogna poi considerare anche un importante danno da interruzione di attività, poiché la produzione è ferma dalla data del sinistro” continua Corrado.

L’assicurato, grazie alle proprie maestranze interne e individuando dei fornitori di fiducia, si è attivato per la mitigazione dei danni e le ricostruzioni. 

“Le attività peritali sono tutt’ora in corso, i danni ammontano a varie decine di milioni di euro”.

Un danno davvero importante, dunque, e particolarmente complesso. “Per questo sinistro siamo lavorando con i colleghi di Vering France, grazie al network di vrs Adjusters, al fine di garantire la nostra presenza sul luogo dell’accaduto. Noi stessi più volte ci siamo recati in sito per riunioni tecniche e per sopralluoghi. In più, siamo a stretto contatto con il perito di parte dell’assicurato”.

E fin qui gli aspetti puramente tecnici. Ma, come ben sappiamo, in un sinistro ci sono anche aspetti ‘umani’ che vanno considerati. Come sottolinea Chiara, “In ogni fase è molto importante entrare in empatia con l’assicurato, la cui condizione psicologica è spesso compromessa. Perciò bisogna accompagnarlo nelle prime decisioni, cercando di capire come indirizzarlo verso la mitigazione dei danni. È fondamentale, per esempio, interrompere da subito la corrosione dei metalli o le possibili ruggini, perché possono creare danni irreversibili su macchine che costano anche decine di milioni di euro”. Esistono società di bonifica internazionali a cui rivolgersi, valutandone opportunamente gli standard. “Nel nostro caso è stata contattata una società di bonifica italiana con corrispondenti in Francia”.

C’è poi l’altro attore implicato: la compagnia di assicurazione, come ci ricorda Chiara. “Normalmente una perizia di queste dimensioni si svolge in concerto con l’assicuratore. Ogni passo viene valutato congiuntamente: stimiamo di volta in volta i singoli danni ed effettuiamo una reportistica di aggiornamento almeno mensile” conclude Chiara.

Non ultima la situazione umana e psicologica dei periti coinvolti: “Sullo sconforto iniziale di fronte alla devastazione devono vincere il desiderio e la necessità di lavorare con molto ordine, per non creare un disastro nel disastro” conclude Corrado.

Professione claim handler

Già è poco nota la professione del perito assicurativo. Figuriamoci quella del suo prezioso braccio destro: il claim handler, o gestore, in italiano. Eppure entrambe hanno aspetti di grande fascino e passione. Scopriamo cosa fa il claim handler parlando con Veronica Busto. Laureata in lingue, è arrivata in Vering Italia nel 2014, ignara del mondo delle assicurazioni ma curiosa di conoscerlo. Si è avvicinata a esso partendo dalle traduzioni delle perizie e dalla loro gestione, imparando la terminologia e la dinamica dei sinistri. Un bagaglio che ha incrementato anche grazie al Master Loss Adjustment basic di Cineas. Attualmente si dedica ai sinistri complessi e internazionali di Vering Italia. Ma cerchiamo di capire meglio.

Di cosa ti occupi esattamente?

Di sinistri complessi affidati dalle compagnie Italiane e dagli assicuratori internazionali con sede in Italia. Ma non solo: gestiamo pure le pratiche corporate e internazionali, che riceviamo anche grazie all’affiliazione con vrs Adjusters, un network di aziende peritali presente in più di 140 Paesi. Questi ultimi sinistri si suddividono in incoming e outgoing.

Partiamo dai sinistri incoming. Cosa sono e come si gestiscono?

Per semplificare, poniamo che un assicurato tedesco, con polizza emessa nello stesso Paese (tecnicamente la definiamo polizza master), abbia ubicazioni di rischio in Italia. Se si verifica un sinistro in Italia, la pratica viene aperta in Germania e il nostro corrispondente peritale locale, incaricato dalla compagnia assicurativa, ci affida la gestione del sinistro. Effettuiamo il sopralluogo secondo le SLA (Service Level Agreement) concordate con vrs Adjusters e redigiamo inizialmente una relazione preliminare.

Ci sono differenze nella gestione del sinistro rispetto alle consuetudini italiane?

Spesso non abbiamo la polizza perché all’estero il perito ha più un ruolo di accertatore e non arriva fino alla liquidazione del danno.

A volte ci vengono forniti gli estremi di polizza, partite e capitali assicurati e le rispettive franchigie ma non le CGA (condizioni generali di polizza) complete.

In altri casi, ad esempio, dove emerge discrepanza tra la richiesta dell’assicurato e il danno da noi stimato, considerata l’entità di alcuni sinistri, il nostro corrispondente e l’assicuratore si recano in Italia per una discussione diretta con l’assicurato.

E se un assicurato italiano subisce un danno all’estero?

La compagnia di assicurazione ci affida il sinistro, interfacciandosi con noi, e noi incarichiamo il nostro corrispondente estero.

Sono i sinistri outgoing, per i quali predisponiamo una mission, che contiene le informazioni/attività che richiediamo ai colleghi in loco. In base alle nostre richieste il corrispondente stila la relazione in lingua, che poi noi inquadriamo a termini di polizza in lingua italiana. E qui sta il valore aggiunto dei periti italiani! Perché all’estero il perito non si occupa della polizza, ma accerta semplicemente il danno.

La gestione della pratica è completamente nelle nostre mani.

Se il danno è molto complesso, ci avvaliamo anche della consulenza o della revisione di un nostro perito interno.

Quali sono le attenzioni che deve avere una claim handler?

Tra le tante, sottolineerei questa: che la compagnia, sia in Italia o altrove, può conoscere l’accaduto solo dalla nostra relazione. Perciò, questa deve essere molto dettagliata, con una sequenza logica che metta in fila tutti gli elementi utili a giustificare le conclusioni a cui siamo giunti. Noi siamo gli occhi della compagnia in caso di sinistro e la mia attenzione, nella preparazione di documenti e relazioni, deve essere orientata in tal senso.

Cosa ti piace di questa professione?

L’aspetto che più mi appassiona è che i sinistri e le persone con cui mi rapporto sono sempre nuove e diverse.

Ho sempre pensato che il nostro lavoro possa essere metaforicamente paragonabile a quello dei medici, che fanno il possibile per accertare una patologia e supportare le parti lungo tutto il periodo di “recupero”.

In molti casi, consigliamo noi all’assicurato di avvalersi di una società di bonifica/risanamento, che deve intervenire subito per far sì che non si aggravi il danno.

Gli assicurati, a volte disorientati su questo aspetto, non avendo un risk manager e/o un insurance manager all’interno della propria azienda, spesso ci ringraziamo per il supporto dato.

Altro aspetto importante è il costante arricchimento culturale, dato anche dal poter viaggiare, sia in occasione di sopralluoghi in Italia, dove posso apprendere ad esempio come avviene la produzione del vino o di cioccolatini, sia all’estero per collaborare con i colleghi di vrs Adjusters.

Ho infine la possibilità di perfezionare costantemente le lingue, imparando nuovi termini tecnici specifici.