Un indennizzo ridimensionato

A volte un indennizzo che si presenta all’inizio esorbitante recupera la sua ragionevolezza grazie alle indagini del perito, che in queste occasioni mette in gioco tutte le sue conoscenze e una grande pazienza, attenzione, capacità di analisi, per non trascurare alcun minimo dettaglio ed effettuare il giusto discernimento.

Sinistro su polizza trasporti

La storia che raccontiamo riguarda un sinistro aperto su una polizza trasporti terrestri e gestito da Giampaolo Vering Italia, perito da 35 anni.

L’assicurato era un produttore di prosciutto crudo, il sui procacciatore, recentemente arrivato, aveva procurato una serie di ordini, soprattutto nel Sud Italia, evasi tramite il consueto trasportatore, e con regolare emissione di fattura, ma anche attraverso trasportatori locali consigliati dal procacciatore stesso.

Dopo sei mesi di questo ménage l’assicurato, non molto esperto dal punto di vista amministrativo, si accorge che erano state pagate solo il 10% delle fatture emesse. Inizia a insospettirsi, ma nel frattempo continua a ricevere ordini e a evaderli. Avverte della situazione il procacciatore, il quale riesce a recuperare il pagamento di altre fatture ma subito dopo, all’improvviso, scompare.

A questo punto, avendo una polizza trasporti, l’assicuratore apre un sinistro, perché nel contratto era prevista l’appropriazione indebita.

Danno da 20 mila euro o da 1 milione?

Quando Giampaolo, il perito, riceve l’incarico degli accertamenti, non ha ancora chiara contezza delle dimensioni del fatto, se non la riserva, che è stata inizialmente stanziata per 20 mila euro. “Mi reco presso l’assicurato e mi viene messo a disposizione un intero faldone, dove sono archiviati documenti di trasporto, fatture e, insieme, una querela contro ignoti. Controllando, scopro che la somma di tutte le operazioni arriva a 1 milione di euro. Altro che la riserva di 20 mila euro!” spiega Giampaolo.

“Avverto subito la compagnia. Sia io, sia il liquidatore, ‘subodoriamo’ che qualcosa non va: come poteva, infatti, il produttore non essersi reso conto che gli mancava 1 milione di euro? All’epoca non sapevamo ancora nulla del ruolo del procacciatore, e dalle informazioni che avevo reperito sulla capacità produttiva dell’assicurato, i conti tornavano. Così allertiamo il servizio antifrode della compagnia, che chiede di effettuare alcuni accertamenti fiscali.

Terminata la raccolta documentale, ci siamo concentrati sulla verifica della documentazione a supporto della querela. Analizzando gli ordini, l’uscita dal magazzino, i documenti di trasporto e le fatture scopro che le spedizioni erano circa 200. Avevamo chiesto non solo il documento di trasporto emesso dall’assicurato e consegnato al trasportatore, ma anche la copia con la firma del destinatario e poi restituita al mittente, oltre al contratto tra i due”.

Gli accertamenti sono durati 6 mesi, tanti erano i documenti da controllare.

Togliamo “i rumori di fondo”

All’interno dell’esposto querela, “considerato da noi come richiesta risarcitoria, abbiamo scoperto e catalogato diverse casistiche, una sola delle quali poteva rientrare nella polizza trasporti come appropriazione indebita. Si trattava di una mole consistente di documenti relativa a prodotti consegnati ma senza documento di trasporto controfirmato. Insieme a essi si trovava una serie di raccomandate restituite al destinatario/assicurato, dove il postino aveva scritto che l’indirizzo era inesistente

Perciò li abbiamo analizzati approfonditamente e siamo arrivati a stimare un danno di circa 300 mila euro, che poi si è ridotto ulteriormente, perché per ogni spedizione abbiamo applicato la franchigia contrattuale. Siamo pertanto arrivati a un netto di 200 mila euro circa potenzialmente riconducibile alla specifica garanzia”.

La storia raccontata da Giampaolo dimostra come un sinistro milionario possa ridimensionarsi molto, con le giuste analisi.

Allo stesso tempo ci fa capire che un caso apparentemente semplice, su una polizza trasporti, può invece comportare lunghi mesi di ricerche approfondite per togliere i “rumori di fondo” e arrivare alla giusta quantificazione del danno.

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