Robot, cobot e l’innovazione pervasiva

Nuovi scenari di innovazione per il sistema produttivo italiano e risvolti assicurativi

Una platea attenta, un ospite d’eccezione e tante domande per comprendere meglio gli scenari che l’innovazione apre nel mondo assicurativo.

È iniziato così il primo appuntamento di Insurance Garden, la rassegna di eventi a cadenza trimestrale con cui Adenes Italia intende accompagnare il mercato nell’esplorare le sfide attuali e ispirare una riflessione, fornendo spunti innovativi per contribuire a disegnare insieme l’assicurazione del presente e del futuro. Titolo dell’evento? ‘Robot, Cobot e l’innovazione pervasiva. Nuovi scenari di innovazione per il sistema produttivo italiano e risvolti assicurativi’.

Speaker d’eccezione

Ospite dell’evento inaugurale, che si è tenuto il 28 maggio presso la sala Giardino nella sede di Adenes Italia, è stato Stefano Linari, ingegnere nucleare, ricercatore del Cern e team leader di un esperimento sul Bosone di Higgs che ha meritato il premio Nobel nel 2013, inventore di nove brevetti e anche “imprenditore seriale”, come si definisce lui stesso, avendo fondato aziende (Alleantia, IProd, Linari Nanotech e Linari Medical) che spaziano dall’IoT industriale, la gestione di imprese manifatturiere, fino allo sviluppo di nanomateriali e la telemedicina.

Il supporto dei periti esperti di Adenes Italia

Di fronte a una platea composta da compagnie assicurative, broker, agenti e periti, Linari ha presentato i cambiamenti, non futuri ma già attuali, della produzione industriale, di fronte ai quali il mondo assicurativo è chiamato a interrogarsi sull’opportuna protezione del rischio, con risvolti assuntivi del tutto nuovi. Su questo aspetto è stato coadiuvato dai periti esperti di Adenes Italia: Francesco Cincotti, Senior loss adjuster di Vering Italia, Giovanni Zanotti, Risk assessor di Action, e Fabrizio Magnani, Senior loss adjuster di C&P.

A introdurre lo speach, oltre a Pepe Moder – giornalista di Radio24 e partner di Imaginars, che ha moderato l’evento -, è intervenuta Elisabetta Pinciroli, a. d. di Adenes Italia, per ricordare come la sala Giardino sia nata come “spazio di lavoro, di svago, ma anche di incontro e condivisione di cultura e di bellezza. In questo contesto si inserisce perfettamente il ciclo di incontri Insurance Garden, dove possiamo condividere le sfide della cultura assicurativa tra tutti gli attori del mercato. Se usciremo di qui con delle idee in testa, potremo davvero dire di avere fatto ‘cultura’”.

Per rimanere nel campo culturale, l’evento è stato accompagnato da un sottofondo musicale, grazie a un giovanissimo pianista che ha suonato il pianoforte a coda che impreziosisce la Sala Giardino.

Come cambia la produzione industriale

Per introdurre il tema dell’incontro Linari ha citato alcune percentuali: “Circa il 50% delle imprese manifatturiere italiane usa un software di controllo e gestione, sempre più spesso in cloud. Mentre l’IoT, ovvero l’interconnessione, è stata attuata da circa il 60% delle aziende per accedere a Industria 4.0”. È entrato poi nel cuore della questione: “La presenza dei robot nelle fabbriche è da anni una realtà. Lavorano in autonomia all’interno dei loro recinti secondo una precisa programmazione da parte di un tecnico. Invece i cobot, robot collaborativi, sono concepiti per interagire fisicamente con l’uomo in uno spazio di lavoro condiviso e la loro presenza è ormai realtà in molte aziende. Capite bene che lo scenario di rischio muta radicalmente quando una macchina lavora a stretto contatto con l’uomo. Per esempio: per un difetto di programmazione, o per altri motivi, un cobot che effettua saldature accanto a un operaio potrebbe ferirlo, ustionarlo… se gestisce sostanze chimiche queste potrebbero sversarsi…”.

Addestramento e guida autonoma

Non è finita. Linari si addentra ancora di più nel tema: “Ci sono imprese, come Amazon, dove la logistica è gestita da cobot, che si aggirano autonomamente per il magazzino spostando pesi e trasportando prodotti”. E si concentra poi sulla programmazione dei cobot: “Possono essere ‘addestrati’ da chiunque, senza lasciare tracce, perciò a chi si potrà attribuire l’eventuale difettosità dei movimenti? Alla programmazione iniziale, a chi lo ha addestrato?” E da subito si comprende che tali innovazioni hanno un inevitabile risvolto assicurativo.

Industria 4.0: automazione ovunque

L’automazione pervade i macchinari citati, ma non solo. Prosegue infatti Linari: “Tutto oggi è automatizzato per supportare l’operatore. Dietro a ogni display, infatti, c’è un software. Per ridurre i costi di acquisto oggi le imprese stanno trasferendo i software nel cloud. Ciò può sicuramente aumentare la ‘superficie’ di rischio, che ormai non è più confinata all’interno della fabbrica, e anche la tipologia dei rischi. Per scongiurare, ad esempio, l’interruzione di attività, occorre ora prendere in considerazione anche l’infrastruttura di rete in termini di affidabilità, ridondanza, velocità, sicurezza. I cyber risk, che a questo punto possono bloccare completamente una fabbrica, sono ormai dietro l’angolo”.

Prodotti iper connessi: di chi è la responsabilità?

La platea si fa sempre più attenta. Al fascino per le innovazioni descritte si associa ora un sottile disagio nel comprendere i numerosi risvolti assicurativi. Una domanda sorge allora spontanea e impellente, e Linari se ne fa portavoce ribadendola: “I nuovi prodotti industriali, sempre più semplici da programmare, la cui gestione software è ospitata fuori dalla macchina stessa, rendono più difficile indentificare le responsabilità in caso di malfunzionamento. Chi può essere ritenuto responsabile? Il software, la rete (pubblica o privata che sia), il server, il cloud provider, oppure chi ha progettato la macchina?”.

Attenzione allo scambio dei dati

Linari aggiunge un altro importante risvolto. Nella fabbrica 4.0, in quella che lavora sull’IoT, nei nuovi modelli di business ‘as a service’, lo scambio di dati attraverso il cloud è imprescindibile, e anche lì può insinuarsi il virus che porta al guasto delle macchine. Esiste una copertura per questi rischi? “Se da un lato la normativa non è ancora definita in questo ambito, ci sono però casi virtuosi a cui ci si può ispirare per certificare lo scambio dati”.

Risvolti assicurativi: cyber risk e la scatola nera

Terminato l’intervento di Linari, è stato compito dei periti esperti di Adenes Italia approfondire i temi assicurativi correlati.

Ha iniziato Francesco Cincotti, Senior loss adjuster di Vering Italia, con l’aspetto forse più complesso e statisticamente più destinato a manifestarsi: l’attacco cyber. “La sottoscrizione di una polizza cyber”, ha esordito Cincotti, “prevede la compilazione di un questionario, che rappresenta la base di partenza per il perito in caso di sinistro. Già oggi esso è davvero complesso da redigere; pensiamo a quanto può diventare ancora più complicato tenendo conto di ciò che ha spiegato Stefano Linari. È chiaro infatti che la superficie di attacco di una minaccia cyber si espande di molto, così come il perimetro di analisi di un semplice guasto”. Cincotti si è spinto anche oltre: “A mio parere il cyber non è materia trasferibile al mercato assicurativo, se non per i danni. Meglio affidarsi alle ‘scatole nere’ (controllo sicurezza dell’ambiente informatico) al posto del questionario della polizza; infine, diventa a questo punto imperativo sviluppare e diffondere in modo professionale ed efficace la copertura dei danni da business interruption, rischio ancora molto sottovalutato nel nostro Paese, ma che invece può far fallire le imprese”.

RC prodotti: la questione si complica

Cincotti ha proseguito descrivendo il possibile scenario che coinvolge la responsabilità civile prodotti: “Il fatto che oggi i prodotti siano realizzati in più parti, costruite da più fornitori, che avanza il ‘pay per use’, che la produzione è in parte trasferita nel cloud, ci fa capire che diventa sempre più complesso definire la responsabilità civile”.

Ma l’innovazione descritta da Linari ha anche risvolti positivi: “La tracciabilità del funzionamento delle macchine e dei prodotti consente al perito di scoprire in modo sempre più puntuale dove il problema si è verificato. Inoltre, e questo dovrebbe far gioire gli assicuratori, grazie alla tecnologia il controllo qualità diventa sempre più efficiente ed efficace”.

Opportunità per le assicurazioni

Anche Giovanni Zanotti, Risk assessor di Action, si è dapprima concentrato sulle opportunità che l’innovazione genera per il comparto assicurativo: per le imprese di produzione infatti essa porta a un aumento di efficienza e flessibilità dei processi, a una migliore conoscenza dei propri sistemi, quindi a un migliore utilizzo dei propri asset e a una minore possibilità di difettosità dei prodotti. “Di contro” ha proseguito Zanotti “ci troviamo di fronte a nuove complessità: complicata interconnessione tra processi, possibile vulnerabilità delle infrastrutture, difficile protezione dei dati, elevati potenziali di business interruption e da lì una problematica allocazione delle responsabilità in caso di incidente”.

Insomma, da un lato l’innovazione non fa che bene, ma emergono anche delle problematiche: “Grazie ai cobot la probabilità di accadimento di un danno diminuisce ma, per certi aspetti, potrebbe aumentarne la magnitudo in ambito property. Un macchinario evoluto vale di più, se si rompe il danno economico sarà maggiore, non sappiamo cosa comporterà in termini di continuità aziendale e di business interruption. In questo ambito rimane un’incognita, perché non possiamo basarci sulla storicità degli accadimenti precedenti. Occorre per ora puntare sulla manutenzione programmata e predittiva, che però la maggior parte delle aziende non applica”.

I rischi del cobot come “animale da compagnia”

Fabrizio Magnani si è concentrato sul tema R.C.O: “Se il robot industriale tradizionale rimane confinato, come un leone nella sua gabbia in uno zoo, il cobot interagisce con gli umani, esattamente come fa un animale da compagnia” ha esordito il Senior loss adjuster di C&P. “Stando accanto a esso l’operatore è soggetto a rischi da valutarsi opportunamente.

Probabilmente gli eventi dannosi R.C.O. aumenteranno di frequenza ma è altresì probabile che diminuiranno di magnitudo grazie a sensori, velocità ridotte e carichi inferiori rispetto appunto ai robot tradizionali”.

E là dove si produce un danno dove vanno ricercate le responsabilità? “Si tratta di analisi da condursi avendo ben chiaro il quadro normativo nonché le peculiarità di questi dispositivi” ha concluso Magnani.

Dialogo aperto

A partire da tutti gli interrogativi posti, che hanno contribuito ad ampliare ulteriormente il già vasto campo di interesse tratteggiato da Stefano Linari, si è sviluppato un interessante dibattito tra il pubblico e i relatori, durante il quale si è potuto comprendere che, se da un lato si aprono molte opportunità per il mercato assicurativo, dall’altro tutti gli attori della filiera sono chiamati a farsi trovare pronti per affrontarlo. Al momento il gap da coprire tra l’innovazione che già pervade le nostre imprese e l’assunzione dei relativi rischi è ampio. Il primo Insurance Garden ci ha permesso di scoprirlo e prenderne atto e, speriamo, ha generato anche qualche idea. Ora sta a tutti noi cogliere questa opportunità e valutarne correttamente i rischi.

Un incontro tutto da ascoltare

Potremo ascoltare l’incontro e comprendere così le implicazioni che i cobot e l’innovazione portano nelle fabbriche in termini assicurativi grazie alla pubblicazione di una serie di podcast che troverete nelle principali piattaforme. Stay tuned!

adenesitalia.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *